Ristorante La Capinera – Taormina (Me)

Visitato Giovedi’  29/05/2008

Anche quest’oggi tappa Taorminese del nostro tour, proseguiamo il nostro giro in zona con quello che secondo me e’ in questo momento uno degli chef piu’ promettenti che la nostra splendida isola ci ha regalato; sto parlando di Pietro D’agostino, chef  del ristorante La Capinera di Taormina.

Taorminese di nascita, dopo numerose esperienze in Italia ed all’estero, si cimenta nella personale sfida di tornare in “patria” e percorrere una delle vie piu’ tortuose nel ramo della ristorazione Siciliana: fare “alta cucina”  iniziando da zero una nuova attivita’.

La piccola trattoria rilevata da Pietro e le sue sorelle cinque anni fa, inizia la sua metamorfosi, trasformandosi mese dopo mese, anno dopo anno e presentandosi al cliente in una forma sempre diversa, sempre piu’ bella e piu’ appetibile.

Ormai da quattro anni conosco Pietro e da appassionato mangiatore ne seguo il lavoro e l’evolversi di quei fattori che stanno consacrando al grande pubblico il giovane chef.

Detto questo, dopo diversi mesi che me lo ripromettevo, eccomi giunto di fronte al locale con la solita mezz’ora di ritardo rispetto all’orario della prenotazione.

Nonostante il sole velato, c’e’ un gran caldo, finalmente si sente l’estate, se poi al clima abbiniamo la vista che ci regala la terrazza affacciata sul mare di Taormina, il gioco e’ fatto, potrebbe essere la giornata ideale per un bagno ed un panino in spiaggia, ma per noi, quando si parla di un buon pranzo, e’ sempre la giornata ideale.

Entriamo e subito ci viene in contro lo chef, chiacchierata e disquisizione sul “restiling” completo del locale, piu’ moderno e luminoso: colori chiari e toni del grigio esaltano le pennellature in materiale plastico ottimamente abbinate ai lampadari Kartel;

qualche fila di mattoni siciliani, residuo di un tempo che fu, ben si sposa con plance di plex retroilluminate, che lasciano trasparire il disegno damascato che si ritrova poi al tavolo nella candida tovaglia bianca.

Ci accomodiamo al tavolo,l’apparecchiatura e’elegante e ben congeniata, con un moderno runner; niente menu’, ci affidiamo allo chef che per l’occasione ci prospetta un percorso con diversi passaggi quasi tutti a base di pesce con un ultimo piatto di terra.

Iniziamo con delle bollicine, che abbiniamo subito ai  lunghi e fragranti grissini che ci vengono serviti al tavolo.

Neanche il tempo del brindisi che subito ci viene servito un bel piatto con diverse varieta’ di pane, particolarmente intrigante quello con patate e cipolla.

Carta dei vini “abbondante” che spazia un po’ per tutta la Nazione, con accenni esteri.

Si parte, prima sorpresa, un simpatico contenitore chiuso ermeticamente, su di un bel piatto bianco a onda.

All’apertura del contenitore, il fumo sprigionato crea un simpatico effetto scenico;

all’interno, una passatina di fagioli cannellini, con bottarga di tonno affumicata e colatura di alici, piatto ben costruito, con forte contrasto tra la delicatezza dei fagioli e il sapore forte ed intenso degli altri ingredienti.

Proseguiamo con il crudo, su di un piatto di vetro trasparente, quasi “marino”, il tonno, la ricciola ed il pesce spada, formano una girandola di colori e trasparenze al centro della quale spiccano uno scampo ed un gambero rosso di Mazzara,

un onda di aceto balsamico all’estremita’superiore, ed una serie di polveri e spezie e dell’ottimo sale di Maldon affumicato, accompagnano la presentazione,  l’ottimo olio, accentua la lucentezza del pesce e ne esalta i profumi, un intreccio di arance candite, completa il paesaggio.

Ottima la presentazione, inusuale il taglio spesso, quasi fosse un sashimi, che conferisce al pesce, una perfetta consistenza al palato, grandioso lo spint gustativo del maldon accostato alla delicatezza dei pesci.

Piccolo break e pausa sigaretta nella terrazza, il tempo di godere dello splendido panorama e subito torniamo ai nostri posti.

Tagliatelle di seppia alla carbonara, con guanciale e uova di pesce, bella e creativa reinterpretazione della classica ricetta in versione “mare”.

Altra presentazione d’impatto e cromaticamente intrigante;

un “zig-zagare” di aceto balsamico divide il nostro piatto in due, lasciando alla sinistra tre gamberi rossi “accucciati” in una spessa striscia di lardo di Maiale Nero dei Nebrodi, adagiati su di una spuma di ceci di Leonforte e irrorati da olio al rosmarino,

sull’altro lato del piatto, uno spiedino di tonno, pesce spada e crostacei, accompagnati da una salsa al curry ed una maionese di pomodoro datterino, il tutto sormontato da un profumatissimo rametto di rosmarino fresco.

Contestualmente, ci viene servito quello che da tempo aspettavo, una splendida tempurina di totani e zucchine, servita all’interno di alcuni piccoli coni, sorretti da un supporto in materiale plastico.

A parte la bella presentazione e l’inaspettato arrivo, in concomitanza con un altro piatto (che bella sorpresa!), la frittura e’ semplicemente perfetta, asciutta e croccante, ottimo il sentore di finocchietto selvatico che ben si abbina alla salsa agrodolce, che gli conferisce quel tocco d’ internazionalita’.

Lo chef, si muove disinvolto per la sala, visitando piu’ volte i suoi ospiti e facendo gli onori di casa, apre e serve il vino, va al tavolo a spiegare il piatto e torna in cucina, dove con i suoi collaboratori si muove freneticamente, ma col piglio di chi, sa di avere tutto sotto controllo.

Sentendosi spiato, si concede anche ad una simpatica “gag”, che suscita l’ilarita’ degli altri presenti.

Arriva la pasta, e Pietro ci stupisce ancora una volta, sfoggiando tutte le sue doti “pittorico-culinarie”, abbinando ad una bellissima presentazione, delle altrettanto forti emozioni gustative.

Paccheri di Gragnano, perfetti per consistenza e cottura, che custodiscono al loro interno una salsa a base di seppioline, guanciale e punte d’asparagi, il tutto completato dall’azzeccatissima mollica abbrustolita ( o atturrata, se preferite).

Contenti per il piatto appena assaggiato, ci sorseggiamo l’ottimo Sauvignon blanc Pralin di Colterenzio, pensando gia’ a cosa bere con il secondo a base di carne.

I tempi sono perfetti e il pranzo scorre piacevole, il servizio e’ buono, fluido ed abbastanza distaccato.

Arriva il piatto: filetto di dentice con cous cous speziato allo zafferano, mandorle ed un ottima salsa di crostacei.

Anche in questa occasione bella la presentazione, ceramica disegnata dal buon Massimiliano Alajmo, che gia’ da se, fa la sua figura, se poi e’ abbinata ad una creazione di Pietro, il risultato estetico e’ davvero mozzafiato.

Per fortuna non e’ solo l’occhio ad avere la sua parte, e quindi ci gustiamo con calma, un’altra preparazione ben fatta e ben realizzata.

Siamo all’ultimo piatto del menu’, prima dei dolci.

Siamo un po’ indecisi sul vino da prendere e ci lasciamo consigliare.

Ci viene servito Quota 600, un vino dell’ Etna, di un giovane produttore Catanese (ottimo consiglio).

Siamo al piatto seguente: brasato di guanciale di vitellone con cacao e polvere di caffe’, accompagnato da un buon pure’ di patate.

Perfetta la cottura della carne (sottovuoto a bassa temperatura), resa morbida e gustosa, anche in questo caso, piatto ben fatto ed ottimo risultato gustativo.

Break con un piccolo pre-dessert: bicchierino con panna cotta e kiwi, ottimo intermezzo prima del dolce.

E siamo al dessert, piatto rettangolare con tre diverse preparazioni, alle quali si aggiunge una fetta di torta con fragoline di Maletto, gentilmente offertaci dai nostri vicini di tavolo che festeggiavano un compleanno.

Creme-brule’ tutt’altro che memorabile, un tortino al cioccolato Amedei, buono ma non troppo persistente ed un bicchierino con cioccolato bianco e nero, forse un po’ troppo dolce.

Abbiniamo il tutto ad un ottimo Barolo chinato di Giulio Cocchi.

Caffe’, servito con una bella selezione di zuccheri e ancora qualche istante di coccole con un ottima piccola pasticceria.

Conto piu’ che onesto che si aggira attorno ai 60€ a persona, vini esclusi.

Conclusioni: Complimenti a Cinzia, Giorgia e Pietro D’Agostino, che sono riusciti in pochi anni, a diventare un punto di riferimento della ristorazione di qualita’ Siciliana.

Pietro a mio avviso incarna la figura dello chef moderno, curando i piatti ed il menu’ con la passione e l’abnegazione del grande chef e occupandosi altresi’ dell’organizzazione logistica e del marketing col piglio del patron-manager navigato.

Negli ultimi tempi, grazie alle guide ed ai giornali di settore, il locale e’ conosciuto anche oltre i confini isolani, e tanta gente organizza i suoi tour gastronomici, non potendo piu’ evitare di mettere in scaletta una tappa nella perla dello Jonio, non solo per una visita turistica all’affascinante Taormina, ma anche per constatare le evoluzioni di questa splendida “Capinera”, che vola alto e sa regalare a chi la segue momenti indimenticabili…e chi lo sa….se quest’anno……sul cielo Taorminese non brillera’ un’altra Stella?!?( “Michelin”?!?)

Contatti: Ristorante La Capinera – Via Nazionale n° 177 – Spisone – Taormina Mare – Tel. 0039 0942 626247 – www.ristorantelacapinera.com

mail: info@ristorantelacapinera.com   

23 pensieri su “Ristorante La Capinera – Taormina (Me)

  1. Verrebbe da dire: Altro giro altri regali!
    Il solito Graziano ci porta alla conoscenza di posti meravigliosi, con foto da grande rivista specializzata. Anche questa volta scorro il mouse senza quasi accorgermene fino alla fine, e leggo tutto l’articolo con avidità e curiosità, dando sfogo a tutta l’immaginazione culinaria di cui dispongo….non fermate la giostra …che non ho nessuna intenzione di scendere!!!

  2. Cosa guardiamo quando mangiamo, o meglio cosa pensiamo quando guardiamo quello che mangiamo? Avrei voglia di dire: NOI STESSI, quello che siamo (le nostre abitudini,le nostre debolezze) e quello che non siamo ancora, o forse, non saremo mai, per scelta o per destino. Si insomma quello che vorremmo essere, la parte di noi che amiamo scoprire attraverso l’altro. Il cibo, come luogo d’incontro, che tale una relazione ci seduce, ci ammalia, ci diverte, a volte ci annoia quand’anche non ci delude… esattamente come la nostra Lei, o il nostro Lui. Ad ognuno la propria storia d’amore, oh pardon, il proprio piatto. Tondo, ovale, geometrico, essenziale, opulento, colorato, sobrio, trasgressivo…. lasciatevi tentare dal nostro Cupido Andrea che di passioni se ne intende

  3. mi aspettavo un altro post dalla Francia ed invece ho avuto la sorpresa di un altro ristorante nostrano, il tuo racconto invoglia davvero tanto, spero di poteer andare alla capinera prima possibile, ad agosto saro’ proprio a taormina, ancora una volta seguiro’ questo tuo consiglio!

  4. Ciao, vorrei segnalarti un’iniziativa su Catania che può interessarti: http://twurl.nl/nnzlzg

    Si tratta di una sorta di YouChoose per Catania: poni la tua domanda sulla città alla futura amministrazione e noi la riporteremo, ti risponderanno in una conferenza pubblica in diretta web. Ti chiedo solo di fare la tua domanda, qualsiasi essa sia, e di aiutarci a diffondere il progetto.

  5. Bel posto…veramente bello, su tutti i punti di vista….ci saro’passato centinaia di volte ma non mi aspettavo che offrisse cosi’ tanto…ottima scelta

  6. Grazie amico Andrea come al solito ci porti in questi luoghi di perdizione culinaria.

    Ho già provato questo giovane chef e lo trovo fenomenale nei sapori e nell’equilibrio delle pietanze….amico mio dacci ancora indirizzi utili come questo

  7. non mi sarei mai aspettato dei piatti del genere, ho sempre pensato che era una trattoria per camionisti, ci saro’ passato un sacco di volte, e sono sempre andato poco piu’ avanti al barcaiolo, uno dei miei posti preferiti,secondo me dovreste andarci anche li,e’ totalmente diverso ma il posto e’ bello e si mangia rustico ma molto bene

  8. Caro Salvo
    certe volte non bisogna fidarsi delle apparenze o del sentito dire, hai visto quante sorprese!
    Per quanto riguarda il barcaiolo, ottima scelte e’ una delle mie mete preferite ed a breve, spero di fere una bella recensione al locale dell’amica Anna Maria, tra l’altro in questo periodo, io ed i miei colleghi “mangiatori” stiamo scandagliando la zona Taorminese e quindi, presto avrete una carrellata di ristoranti della zona, vi anticipo che oltre al Barcaiolo, ci saranno L’arco dei Cappuccini(fantastica cena tre giorni fa’) ed a seguire Casa Grugno, Licchios,Nero d’Avola e Principe di Cerami, oltre a qualche altra piccola sorpresa.

  9. e’ veramente un bel posto la location e’ bellissima soprattutto la terrazza di sera e mi ricordo dell’ottimo pane e dei cannoli piccolini squisiti

  10. Troppo facile parlare bene di Piero D’Agostino, un grande chef e un buon amico, la battuta sempre pronta e un grande senso dell’arte, espressa in maniera completa, e mai artificiale, all’interno di ogni piatto.
    Bella la location, bellissima la terrazza, da assaporare in buona compagnia.

  11. Ciao Direttore, ufficialmente annuncio i mie prossimi 43 anni, si compiranno il 26 giugno e si festeggeranno con una cenetta a lume di candela… sai dove? Alla Capinera! Puoi pensarci tu? Grazie, parla bene di me a Pietro!

    P.s. Il servizio prenotazione non è ancora attivo nel blog…. questo è solo un messaggio di servizio!!!! Nell’occasione un saluto a tutti.
    De Gustibus Qb

  12. C’è il gusto per il buon cibo e per la sua storia, il gusto di un luogo incantevole, il gusto di incontrare dei padroni di casa straordinari con i quali trascorrere una serata davvero piacevole. Dalla Capinera si va via “sazi” di tante belle e positive sensazioni ma con “l’appetito” ed il desiderio di dover tornare presto. De Gstibus Qb

  13. Caro Andrea, desideravamo ringraziarti per averci consigliato e raccomandato il ristorante di Pietro. Sabato sera, Fabio ed io, avevamo voglia di una cena “diversa” e lui non ci ha deluso. Siamo stati accolti con un gran sorriso e due calici di ottimo champagne, dopo è stata tutta una scoperta di sapori, dagli antipasti al dolce, con una nota particolare ai filetti di triglia serviti su crema di melanzane zenzero e miele, crema fredda di lattuga ed un giro di zenzero siciliano….UN’ESPLOSIONE DI SAPORI!!!!!!! Tutto accompagnato da ottimo vino bianco del Trentino.
    Che altro dire..una cena perfetta!! Un plauso a Pietro che ci ha proposto un menù degustazione innovativo utilizzando OTTIME materie prime.
    Bianca e Fabio
    p.s. Ci perdoni lo chef per la descrizione del piatto forse non corretta…ma sicuramente il sapore ci accompagna ancora!!!!

  14. Voglio andare controtendenza ai commenti fin qui letti.
    Sono francese ma vivo in Italia ormai da 10 anni, quest’anno per le mie vacanze ho scelto la Sicilia e ho avuto la possibilità di mangiare in tutti i ristoranti stellati, ed altri ben recensiti.
    La capinera non mi ha entusiasmato, forse i treni che passavano o le automobili, le zanzare, tutto concorreva alla distrazione.
    Un ristorante che pretende una stella michelin DEVE avere un maitre che conosca almeno 3 lingue, e un sommelier professionista (non una persona che dice di esserlo). Il resto poteva anche andar bene ma senza quel pizzico di arroganza velata di qualcuno.
    In conclusione un grande ristorante deve avere la cucina della “Madia” il servizio di “Casa Grugno” e la location di “Locanda Don Serafino”, veri esempi di grande gastronomia Siciliana.

  15. Condivido pienamente la tua affermazione sui requisiti per un “grande ristorante”. Anche la location ha la sua importanza per la scelta di un locale…

  16. quanto alla madia posso essere anche concorde…quanto a Casa Grugno…tra i peggiori posti nella mia vita…e ne ho girati tantissimi!

  17. ciao a tutti, volevo rispondere al commento di “apollowells”. volevo solo dirti che a mio parere: (quello da cliente) non mi importa sapere se il maitre sappia 3 lingue, perchè tanto si sa che lo chef tournant ha il compito di salvaguardare, cucinare i piatti o sostituire gli altri chef che magari anno un motivo valido per non esserci, ed e raro che un cliente entra con il presupposto di accettarsi se lo chef abbia una buona cultura di lingue, ma è il risultato che conta… devo essere sincero non sono mai stato ospite alla capinera però prossimamente lo sarò, per poter degustare i fantastici piatti preparati dallo chef Pietro D’agostino; che ho avuto modo di poterli vedere nelle foto e all’occhio sono fantastici e immagino il gusto e poi… tante e tante voci arrivono alle mie orecchie, dicendo che è sempre pieno. ti faccio una domanda, “perchè sara cosi pieno.???” e non solo… arriva anche che si mangia da FAVOLA concludendo ti dico solo che è tutta invidia. CIAO!!!

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