GIACOMO GATÌ: IL GENIO DEL CAGLIO NATURALE

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Viaggi giorni nella Sicilia assolata, solitaria, vuota, disarmante, lunare. Visiti caseifici, fattorie aziende immerse nelle campagne più perdute. Poi un pomeriggio di settembre arrivi in un paesino del sud della Sicilia. Il mini caseificio è stretto tra i palazzi. Le strade sono piccole e per passare devi chiedere il permesso, perché qualcuno ha messo dei tavoli di plastica in strada e gioca a carte. Continua a leggere

“Ho fatto l’Uovo! con la Seppia” di Pino Cuttaia

La seppia con i suoi colori, che vanno dal marrone al grigio al nero; il candore del manto, che appena pescato è fosforescente, ha sempre esercitato su di me un certo fascino.

Nessuno dei miei piatti è stato creato se non dietro una precisa suggestione, il cucinare tanto per cucinare non mi appartiene, non ne sono capace.

Ma nel caso della preparazione della seppia, non ho inseguito soltanto una seduzione. In questo caso si è trattato di una necessità, fare i conti con qualcosa che porto dentro di me: ricordi, legami con la mia terra, con la mia gente. Continua a leggere

Ristorante La Madia – Licata (Ag)

Visitato a pranzo lunedi’ 12/05/2008

Dopo quasi due ore di viaggio, arriviamo nella piccola cittadina di Licata.

Cosa c’e’ di tanto interessante a Licata vi chiederete, cosa spinge tre baldi giovani a lasciare Catania in un lunedi’ lavorativo per farsi quattro ore di macchina tra andata e ritorno ed essere alla sera pronti per il servizio del ristorante.

La risposta e’ semplice….Pino!…Pino Cuttaia…uno chef che di strada ne ha fatta tanta negli ultimi tempi e che , nonostante il contesto geografico nel quale opera, alquanto decentrato rispetto ad altri, e’ riuscito in breve, a diventare punto di riferimento non solo della gastronomia isolana, ma di quella di tutto il meridione.

Quarta occasione, per me negli ultimi quattro anni, di assaggiare la cucina di Cuttaia, prima volta invece per Elvio e Andrea che mi accompagnano non nascondendo un po’ di emozione per il pranzo che ci aspetta.

Entriamo e subito ci accoglie Pino, ci salutiamo e presento gli amici, il tempo di scambiare quattro chiacchiere e ci accomodiamo nell’ampia e luminosa sala.

Il locale lo conoscevo gia’, semplice e classico, l’apparecchiatura e’ abbastanza tradizionale ma non troppo “leccata”.

Il menu’ e’ veramente intrigante, parla molto di Sicilia e ci sono due interessanti proposte  degustazione a 65 e 75 €.

Decidiamo di affidarci allo chef, Pino ci chiede informazioni sulle nostre preferenze ma noi gli diamo carta bianca, raccomandandogli di farci assaggiare quel piatto a base di melanzane, di cui si sentiva il buonissimo odore, al nostro ingresso.

Per il vino…evitiamo la carta e decidiamo di accompagnare il nostro pasto con un Milazzo Metodo Classico.

Arriva il piatto del pane, bellissimo esteticamente, con 6 o 7 varianti, e dei lunghi e fragranti grissini speziati, tenuti insieme da un anello dello stesso pane.

Affamati, iniziamo ad assaggiare il buonissimo pane, accompagnandolo con dell’ottimo olio di Tonda Iblea, che lo stesso Pino ci versa in una piccola ciotolina con del sale grosso.

Siamo alla prima portata…Battuto di gambero rosso con olio al mandarino e maionese di bottarga:

l’estetica gia’ preannuncia un ottimo inizio, le trasparenze del gambero lasciano intendere freschezza e semplicita’, notevole la consistenza, il mandarino accompagna benissimo, la salsa di bottarga e’ il completamento di un perfetto connubio.

Proseguiamo con un altro piatto molto ben presentato: Coda di Rospo affumicata alla pigna, con patata schiacciata e condimento alla pizzaiola.

Resto fermo qualche istante per decidere se mangiare o restare solamente ad odorare questo piatto.

L’intenso odore dell’affumicatura si mischia con un piacevolissimo sentore di carne alla pizzaiola che fa tanto casa.

Passi l’affumicato, ma il secondo odore, non trova riscontro visivo nella minimale ed elegante disposizione degli ingredienti sul piatto ( l’odore riportava ad una bella e stretta salsa ricoperta da mozzarella filante e spezie varie, ma nel piatto niente di tutto questo).

Esco dal mio “trans-olfattivo” ed inizio il mio assaggio; l’affumicato del pesce che gia’ affascinava al naso, si ritrova in bocca con la medesima intensita’, il pomodoro confit rende piacevole il sapore vegetale, completato dalla patata e dallo stupefacente olio aromatizzato, che scopro essere l’artefice di quel secondo odore che mi aveva turbato in precedenza; sul piatto anche qualche briciola di olive, probabilmente leofilizzate o semplicemente disidratate.

Sono solo due assaggi, ma l’entusiasmo e’ alle stelle.

Andiamo avanti con il terzo piatto: Gnocchi di seppia con passatina  di Finocchio e Tartufo Scorzone di Acqualagna.

Avevo gia’ assaggiato questo piatto qualche mese fa nel corso del cous cous fest, apprezzandone la consistenza e l’innovativa concettualita’ , ma la versione di oggi, denota notevoli miglioramenti rispetto alla precedente.

Anche questo piatto, come i precedenti si presenta con un’estetica moderna ed elegante, in bocca, stupisce la consistenza dello gnocco di seppia, la delicatezza della passatina, cosi’ come l’abbinamento del finocchietto selvatico con il tartufo (geniali le scaglie di carbone sugli gnocchi).

Piatto che denota ottima tecnica, concretezza ed equilibrio.

Continuiamo con il polipo, servito su di una crema di ceci con salsa di piselli, olio al rosmarino ed una simpatica chips di panella che si eleva in verticale; piatto anch’esso ben fatto ma il meno interessante  fino ad ora.

Come preannunciatoci da Pino arrivano le melanzane… “Rivisitazione di parmigiana del giorno prima”……..

che dire di questo piatto…troppo bello per trovare le parole giuste per descriverlo…mousse di melanzane…pomodori confit con un inaspettato sapore di parmigiana (straordinario!!!), schiuma di ragusano (ottima consistenza spumosa e ferma), melanzane perline “magicamente” disidratate, basilico, olio…praticamente tutta la Sicilia, racchiusa in un piccolo parallelepipedo variopinto.

Neanche il tempo di riprenderci dalla recente emozione, che ecco arrivarne un’altra…Ravioli di razza con pesto leggero e succo di pomodoro.

Le sorprese non finiscono mai….arriva l’ennesimo “piatto-opera” del Maestro-Amico Pino…commistione di altissima tecnica (mai fine a se stessa) ed emozione gustativa intensa;

il calamaro ci si propone come un foglio…quasi una pellicola sottile ed elastica che fa da involucro ad un ripieno morbido e gustoso a base di zucchine e tenerumi; la forma “ravioleggiante” viene poi sormontata da uno splendido gambero.

Pausa sigaretta e chiacchierata con lo chef, che ci spiega che, troppo abituato ai ritmi del piccolo centro, non si sentirebbe a suo agio (ahime’) a lavorare in una grande citta’.

Per l’ultima portata, decidiamo di abbinare un rosso, chiediamo qualcosa al calice ed il simpatico cameriere, non troppo convinto, ci serve un Donnata’ di Alessandro di Camporeale.

Arriva l’ultima portata del menu’ , pesce spada “lisciato” all’olio di cenere con crema e chips di patata…un po banale direte voi…avete mai sentito parlare della pietra filosofale???

Come si fa a trasformare un tocco di pesce usato e stra-abusato come lo spada in un piatto indimenticabile?…chiedetelo a Pino Cuttaia

il pesce si lascia ammaliare dolcemente dalla nostra forchetta, denotando gia’ al primo contatto una morbidezza non prevista, l’olio di cenere che lo accompagna, mi ricorda con piacere lo stesso olio che mi aveva affascinato anni prima, quando conobbi Pino nel corso del cheese art a Ragusa.

In bocca la delicatezza del pesce si sposa ottimamente con il sentore di timo ed erbe affumicate.

Forse, ma e’ dura la scelta dopo un menu’ del genere, il piatto migliore, per intensità gustativa e tecnica espressa.

Siamo al dolce: Tiramisu’ in coppa Martini, con un cuore ghiacciato al caffe’, dolce fresco e ben fatto, perfetta conclusione di un pranzo davvero entusiasmante.

Paghiamo il conto e ci congediamo dallo chef, con la promessa di rivederci presto, magari a Catania.

Saliamo in macchina, ci aspettano altre due ore di strada prima di iniziare la nostra giornata di lavoro; ci incamminiamo, stanchi ma felici per lo splendido pranzo.

Conclusioni: Ormai da tempo La Madia di Licata e’ un punto di riferimento per gourmet ed appassionati, che macinano chilometri pur di provare le specialita’ del giovane chef; le guide e le riviste specializzate lo hanno consacrato come uno fra i migliori ristoranti dell’isola e forse anche del sud Italia, anche se ogni tanto non gli si risparmiano critiche legate al servizio o alla carta dei vini; a mio avviso, la cucina di Pino Cuttaia, per concretezza e semplicita’, per tecnica ed innovazione, puo’ definirsi l’essenza della nuova cucina  Siciliana e considerando anche il contesto in cui e’ situato il ristorante, qualche piccolo peccato veniale, gli si perdona con piacere.

 

Contatti: Ristorante La Madia – Via Filippo Re Capriata n° 22 – Licata (Ag) – tel. 0922 771443