Cook it Raw

di Stefano Bonilli

L’ultima sera, come in tutte le edizioni precedenti di Cook it Raw, c’è stata la cena di gala, che poi chiamarla di gala mette fuori strada, uno si immagina gente elegante e mondanità, e invece non c’erano vestiti o gioielli ma grandi cuochi, quelli sì.

Immaginate la sala di un agriturismo della Polonia del nord, quasi ai confini con la Bielorussia, con cinquanta commensali un po’ di tutte le nazionalità e una cucina dove 12 cuochi tra i migliori del mondo preparano 12 piatti. La sequenza è stata questa, il lavoro di preparazione è durato due giornate, dalla ricerca delle materie prime alla preparazione.

TONITE SPECIALS

1) Daniel  Patterson: Cold Fish

2) René Redzepi: Piotr Trzopek

3) Mauro Colagreco: Bambi

4) Albert Adria: Gaspacho Polakko

5) Ana Rôs: The Iron Curtain

6) Claude Bosi: Le Père Bise

7) Kobe Desramaults: Recyclage

8) Modest Amaro: Forrest Gump

9) Alexandre Gauthier: Smoked Celeriac, an Heresy

10)  Inaki Aizpitarte: Le Canard à la Ficelle aux Saveurs Régionales

11) Ben Shewry: I Don’t Want to be buried In a Pet Cemetery

12)  Magnus Nilsson: Vagina Delices

Capirete che con un parterre de roi di tal fatta qualunque cena diventa di gala, e così è stato.

Cook it Raw è la sola occasione nella quale si possono vedere insieme, spalla a spalla in cucina come nei prati a cercar erbe, questi cuochi provenienti dai quattro angoli del pianeta, da Melbourne e da San Francisco, così come da Parigi o Barcellona o dal nord della Svezia.

Tra i giornalisti c’erano alcune delle testate internazionali più importanti, dal Wall Street Journal a Liberation, dal Time a Nouvelle Observateur, La Press, l’Observer e i principali giornali scandinavi.  Questa è stata la quinta edizione di Cook it Raw dopo quelle di Copenhagen, della Venezia Giulia – Slovenia, della Lapponia, del Giappone e infine questa, dal 25 al 30 agosto, in Polonia.

E’ una manifestazione che non ha eguali, questo non significa che sia perfetta, ma la sua caratteristica è quella di radunare un piccolo gruppo di cuochi insieme con giornalisti e operatori e cuochi delle nazioni dove si svolge il Cook it Raw, in tutto circa 50/60 persone, mai di più.

Questo fatto permette ai cuochi, i migliori a livello internazionale, di incontrarsi in un ambito lavorativo assolutamente unico, quasi un grande laboratorio di ricerca, e di cucinare sempre e solo con le materie prime trovate in loco.

Cook it Raw, contrariamente a quello che si è scritto, non è un momento di incontro vegetariano, tutt’altro, ma è chiaro che se si è in Lapponia o, come in questo caso, in Polonia, in un parco nazionale, prevalgono nella scelta erbe, ortaggi, verdure accanto a piatti di carne e di pesce nelle scelte per la preparazione del menù.

Non è una manifestazione ricca, ci sono degli sponsor, Nespresso da alcuni anni, Audi in questa edizione e poi i vari ministeri dell’agricoltura delle nazioni ospitanti, ma i cuochi vengono con le sole spese di viaggio rimborsate e già questo è del tutto eccezionale perché Renè Redzepi o Inaki, Bottura o Patterson, Chang, Barbot o Albert Adrià, tanto per fare degli esempi, ormai hanno alte quotazioni e sarebbe impossibile radunarli in una manifestazione tradizionale se non fossero loro per primi a vedere in questo appuntamento annuale un momento speciale, anche perché sono tutti cuochi ai vertici delle classifiche, siano quelle della Michelin che The 50 Best Restaurants.

Andrea Petrini e Alessandro Porcelli sono i due promotori, ma va ricordato che un altro promotore iniziale è stato Fulvio Pierangelini, forse il vero inventore originale con Petrini già a partire dalla performance di San Sebastian durante Lo Mejor de la gastronomia di Rafael Garcia Santos, di quello che poi sarebbe diventato il Cook it Raw a partire dalla manifestazione di Copenhagen.

Sarebbe interessante vedere il prossimo anno la manifestazione varcare l’oceano e sbarcare in Sud America, per esempio in Brasile o in Perù anche perché, come dice Ferran Adrià, lì sta nascendo una nuova cucina, la riscoperta delle tradizioni e delle materie prime, ma perché questo accada ci vogliono molti soldi e in questi tempi di crisi non sono imprese facili.

Sarebbe fantastico vedere Cook it Raw sbarcare in Sicilia, forse uno dei territori più ricchi e interessanti per varietà di materie prime, vitigni autoctoni, ricette della tradizione, scenari sempre diversi e sconosciuti agli stessi italiani, sarebbe fantastico ma ci vorrebbe un interesse locale e un progetto che non sembra essere attualmente pensabile.

Sarebbe bello che una manifestazione così unica, stimolante e creativa avesse un futuro ma, sembra paradossale, ogni anno non è certo che ci sia l’edizione successiva, non è facile avere sponsor senza subire forti condizionamenti, non è semplice in tempi di crisi portare in giro per il mondo un laboratorio creativo come questo mantenendone lo spirito iniziale.

Questo è stato ed è Cook it Raw.

Foto di Stefano Bonilli

Fonte: Cook it Raw – Gazzetta Gastronomica.

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