di Francesca Scollo (la non-autrice)
Una premessa è d’obbligo: io, di vino, non ne capisco nulla, ma proprio nulla. Lo “annuso”, lo osservo, lo assaggio, lo bevo, lo assaporo, lo amo… ma non lo conosco, non conosco la terminologia che lo descrive, raramente riesco veramente e onestamente a percepire la frutta rossa nei vini rossi e la frutta gialla nei vini bianchi (ma la pipì di gatto nel Sauvignon Blanc sì!) e ancor più raramente mi ricordo i nomi dei vini o le aziende che li producono.
Nonostante ciò, oggi mi sono lasciata coinvolgere in una manifestazione alla quale, sulla base di quanto finora ho scritto, sarei dovuta rimanere del tutto estranea. Parlo delle Contrade dell’Etna 2012 (Passopisciaro, Cantine Franchetti) ovvero una panoramica pressoché esaustiva delle aziende che producono vino sulle pendici dell’Etna. Ammetto che, varcata la soglia del casermone che ospita gli stand, all’inizio mi sono sentita un po’ un’intrusa fra tante persone che con competenza chiedevano informazioni su annate, vini base, blend e periodi di affinamento in botte o in bottiglia; fra tanti che, taccuini alla mano, assaggiavano e annotavano con accuratezza i “dati anagrafici” dei vini e le impressioni dell’assaggio.
Poi però mi sono buttata e allora mi è sembrato di essere in una versione etnea ed etilica di Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato: ho bevuto vini che mi sono piaciuti, vini che già conoscevo, vini che spero di non bere più, vini che mi hanno stupito, vini che ho già dimenticato e, soprattutto, ho provato il brivido di assaggiare vini da bottiglie che non hanno ancora una vera etichetta perché sono “anteprime”, cioè vini che sono stati strappati alle botti prima del tempo per incantare con la promessa di ciò che potranno diventare.
E, soprattutto, mi sono divertita. Sarà stato per il sole, per il clima quasi estivo, per il fatto che ho “marinato il lavoro” di lunedì mattina, per la compagnia, per l’Etna meravigliosa e ancora un po’ innevata…è stata davvero una splendida giornata.
Con buona pace dei veri cultori e intenditori, oggi non ho imparato granché sul vino, ma mi sono goduta il piacere della mia ignoranza, quella ignoranza che mi fa guardare e ascoltare con un misto di ammirazione e invidia quelli che invece “sanno”, ma che mi pone di fronte al vino ogni volta come di fronte ad un miracolo nuovo e inaspettato.
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