Altro giro per la Fiera, solito passaggio da Nitto, il mio pescivendolo di fiducia. Le mie sortite alla “Fera o luni” di Catania (vedi il mio post sulle polpette di mucco) sono sempre mirate ad una spesa “a Kilometro zero”. Prodotti locali e stagionalità, sono sicuramente sinonimo di qualità e convenienza degli acquisti. Ecco perché oggi la scelta è ricaduta sul capone.
“U capuni” o lampuga è un pesce che vive raggruppato in branchi, lontano dalla costa. Di carattere molto aggressivo si ciba di qualsiasi tipo di pesce si trovi a galla o a mezz’acqua: sardine, sgombri, acciughe, ecc. Ama molto l’ombra. Se in alto mare, infatti, si incontra un tronco, o qualcosa che possa crearla, state pur certi che sotto ci saranno le lampughe.
Particolare anche la sua cattura. Nel meridione d’Italia i pescatori ancorano sul fondale una lunga cima con un pagliolato composto da canne, dette “le cannizze” che servono per attirare le lampughe. La sua cattura è movimentata, con fughe velocissime ed in fase di recupero, a volte, supera in direzione della poppa persino l’imbarcazione. Ma per nostra fortuna dallo Stretto di Messina alle nostre tavole il passo è breve e quindi arriva facilmente a mostrarsi con i suoi bellissimi colori sulla “brillante” e “viva” bancarella di Nitto.
Il prezzo è molto popolare e sicuramente in questo periodo è uno dei pesci preferiti dalle massaie, soprattutto perché evoca magnifiche portate di fragrante e profumato fritto, accompagnato con cipolla soffritta ed una spruzzata d’aceto. Un vero classico il capone fritto. Oggi ne scegliamo uno di medie dimensioni, circa 800 grammi, lo facciamo sfilettare, sistemare, ricavandone due sodi e nettissimi filetti. La carne del capone è morbida e saporita e poi, grande pregio, ha pochissime spine, subito individuabili e facilissime da estrarre prima della preparazione. Ora andiamo alla ricerca degli altri ingredienti.
Pomodorini di Pachino, dolcissimi e generosi; olive verdi e nere condite o meglio ancora “cunsate” con olio, peperoncino, prezzemolo e accompagnate da una coloratissima giardiniera di verdure;
capperi di Pantelleria sotto sale, un vero regalo che la natura ci offre, i boccioli del fiore del cappero, piccoli ed aromaticissimi, dal gusto fortemente minerale anche grazie alla loro natura, crescono infatti abbracciati alle rocce dell’isola del sole (famosa anche per il suo Passito);
per finire, aglio e prezzemolo, compagni immancabili delle nostre scorribande tra i fornelli.
A questo punto, solo 5 Kilometri, per restare fedeli alla politica dei piccoli spostamenti tra mercato e cucina, e sono a casa, pronto a preparare insieme a voi questo semplicissimo Capone Mediterraneo.
Tagliamo una decina di pomodorini a metà, mondiamo un ciuffetto di basilico, prezzemolo e timo, dissaliamo un cucchiaio di capperi.
Procediamo mettendo in tegame dell’olio extra vergine di oliva, uno spicchio d’aglio e il ciuffetto aromatico, facciamo scaldare ed aggiungiamo i filetti di pesce adagiandoli dapprima dal lato della pelle, saliamo e pepiamo.
Lasciamo insaporire sui due lati ed aggiungiamo in ordine i pomodorini e dopo un paio di minuti, le olive ed i capperi.
Il segreto del piatto, come del resto di ogni ricetta che vede protagonista il pesce, è una cottura veloce ed essenziale, basta che il capone si insaporisca e leghi con gli ingredienti per pochi minuti, preservandone così la morbidezza e la consistenza delle carni e la fragranza dei pomodorini e delle olive. A questo punto impiattiamo e spenta la macchina fotografica… si mangia!
Un pranzo a chilometri zero, come è auspicabile se ne possano preparare tanti ed in ogni parte del nostro meraviglioso e generoso Paese, con ingredienti di prossimità, ancora ricchi delle loro più naturali prerogative di gusto e organolettiche. Genuinità, risparmio, freschezza, un occhio alla salvaguardia dell’ambiente (riducendo gli spostamenti delle merci, preserviamo il Pianeta anche dagli inquinamenti), un modo più giudizioso di approcciare la spesa e la tavola, che è stato fatto anche da molti ristoratori “illuminati” che propongono dei menù a Km zero. Accompagniamo questo piatto, con un ottimo Etna Rosso Doc, non troppo strutturato (anch’esso frutto prezioso della terra vulcanica ed espressione d’eccellenza del nostro Kilometro zero) e tenuto per l’occasione ad una temperatura di servizio più bassa del normale. E statene certi, di chilometri, per lo meno con il gusto, ne percorrerete di parecchi! Buon appetito a tutti ed alla prossima.
De Gustibus. Qb
Gianfra
sei un grande!!! ma il capone con chi l’hai mangiato?
Ma che bel pesce fresco…proverò la ricetta..
Caro Ignazio, sei uno dei nostri più assidui frequentatori del blog,e di questo siamo molto felici. Il capone l’ho mangiato con Ombretta, la cavia dei miei esperimenti in cucina. Ma non mancherà l’occasione di provarlo insieme. Volevo poi approfittare dell’occasione così amichevole e sincera per rispondere a chi sentenzia sulle iniziative del nostro blog. Noi del blog andreagraziano.com, rispettiamo il lavoro di tanti “professionisti” del mondo dei bìogger enogastronomici, proprio perché fin dall’inizio della nostra avventura e per volonta del direttore Andrea Graziano (che per esperienza e professionalità, non ha niente a che invidiare a ai più importanti e quotati responsabili dei vari blog in questione), ci siamo posti come assoluti “amatori”, che per passione e soprattutto con grande rispetto del lavoro, delle fatiche altrui e dell’importanza dei prodotti, cercano di mostrare il lato più umano di questo mondo che comunque sentiamo nostro. Ed è proprio l’appartenenza che nessuno può criticare, sia per il contenitore, il web, che grazie a Dio ci ha privato di giudici e pregiudizi che non fossero dettati da una sana discussione e da un dibattito amichevole aperto a tutti, sia per il contenuto. Al contrario di tanti non ci ergiamo a giudici di nessuno e di niente, non pensiamo di essere i migliori fotografi e critici e soprattutto siamo consapevoli di fare solo un piccolo servizio ed omaggio al mondo del gusto insieme alla comunità che ci segue e ci incoraggia a proseguire. Quasi 40.000 contatti in 6 mesi sono un attestato se non di stima di simpatia, come la segnalazione e l’incoraggiamento avuto da illustri blogger come Tommaso Farina. Quindi speriamo che chi ci critica tra i “guru” del web ( forse prendendo, come si suol dire, un granchio nel giudicarci!) o chi ci snobba, magari continui a farlo, rispettando però la libertà di portare avanti un progetto che amiamo e soprattutto condividiamo con tanti amici di scorribande dedicate alla tavola e non solo. Aggiungiamo un posto a tavola?
De Gustibus Qb
si grazie grazie gianfri. posso sedermi e assoporare la tua cucina?
Mi associo al post di Gianfranco…
che bella ricetta e che bella spesa ma quanto e’ bella la fera
Scusa la domanda apparentemente polemica, ma ti assicuro che non è: mi sembra evidente che io non potro’ mai mangiare questi piatti. Le cose sono due, o loro vengono da me in Toscana, e quindi non sono più loro a km zero, oppure sono io che vado da loro, e allora non sono più io a km zero.
Come si risolve il problema? Mi devo mangiare spigola e cinghiale tutta la vita?
Ottima intuizione e fantastica esposizione ironica del problema, ma a mio avviso come in ogni cosa non bisogna essere degli estremisti, nel caso specifico se io che sono siciliano metto nella mia ricetta un pesce dell’oceano indiano, i pomodorini c inesi ed i capperi del sud Africa, allora si che sono un PIRLA da migliaia di km, anche io se voglio mangiare del buon CAVIALE non me lo vado a cercare a TAORMINA, il fatto e’ reperire ove possibile i prodotti esistenti nelle vicinanze piuttosto che prendere gli stessi provenienti da posti piu’ lontani.
Mi fa piacere che l’amico di Vinix, “luogo” che stimiamo e vogliamo bene, abbia sottolineato la querelle del Km zero, alla quale al solito il Direttore ha dato la risposta più efficace e corretta. E’ vero, la nostra cucina e le nostre ricette sono cosi varie e ricche di ingredienti che pensare di realizzare tutto “percorrendo” una decina di chilometri sarebbe quasi impossibile e giustamente, come sottolineato dall’amico di Vinix, anche “noioso”: Ma penso che già realizzare un piatto percorrendone “solo” 8000(circa) per avere sulla propria tavola il caviale iraniano più prezioso e risparmiare sui chilometri di ciò che lo accompagna, un italianissimo Franciacorta piuttosto che uno Champagne, è sempre un contributo fattivo alla filosofia del Chilometro Zero! Attendo altre considerazioni e perchè no, ricette, “chilometricamente” solidali
Degustibus Qb
gianfranco….questa ricetta,le foto,mi è venuta l’acquolina in bocca !
domani mattina giretto a fera e capuni fritto a menzujornu.
Grazie e bravo.
Buono, grazie non sapevo che preparare oggi a pranzo, corro dal pescivendolo e mi metto subito a lavoro.